Il Teatro Manzoni ospita dal 4 al 30 maggio, in chiusura di stagione, La Strada, ovvero il desiderio di mettere in scena quanto pochi amano vedere, di cui si parla malvolentieri ma che commuove ed emoziona in modo profondo: la solitudine e l'emarginazione unite alla poesia. Massimo Venturiello, qui attore, cantante, autore e regista, ha lavorato con tanti colleghi per ricreare in teatro l'attrazione provata alla visione del film La Strada di Fellini, un capolavoro assoluto del secolo scorso che fece vincere nel 1957 al nostro regista più amato al mondo l'ambitissimo premio Oscar per il miglior film straniero, proprio alla prima edizione in cui fu istituita tale categoria di Oscar. Allontanandosi dal neorealismo, Fellini iniziò il suo viaggio verso un linguaggio onirico, fiabesco ma ancorato alla realtà più nascosta della vita di tutti. Vinse subito il Leone d'Argento a Venezia ma di premi, a livello internazionale, ne raccolse una cinquantina, con questa pellicola.
Per non smentirsi, anche la trasposizione teatrale conta già tre vittorie: nell'edizione 2009 del Premio Eti - Olimpici del Teatro, è stata premiata come Migliore commedia musicale originale; poi ha vinto come Migliore autore di musiche, grazie al genio di Germano Mazzocchetti e come Migliori costumi, opere fiabesche di Sabrina Chiocchio. Massimo Venturiello ha collaborato sia nella stesura delle canzoni insieme a Nicola Fano sia coi testi originali di Bernardino Zapponi e Tullio Pinelli, dirigendo con mano leggera una storia cruda e colma di poesia. Le scene, davvero suggestive, sono di Alessandro Chiti ma il protagonista, Venturiello-Zampanò, è affiancato da una delicata Tosca, che riesce con grande abilità a non far rimpiangere la grandissima Giulietta Masina. Va detto che ogni singolo attore si impegna al massimo, spesso interpretando due ruoli assai diversi e noi abbiamo intervistato Alberta Izzo, una cavallerizza del Circo e che copre anche il ruolo di amica di Gelsomina.
Alberta, come si struttura questo spettacolo?
Siamo tre donne e un uomo, noi circensi e cantiamo per raccontare la storia di Gelsomina e Zampanò. Inoltre abbiamo dei ruoli nelle varie scene. Ad esempio, io sono la cavallerizza nella scena del circo e poi sono la ragazza che Gelsomina incontra prima di morire. Alla fine, sto pelando delle patate quando vedo Zampanò e canto una canzone che è il ritornello principale de La Strada. Lui riconosce i versi e le chiede coma mai li conosce. Così io rispondo che la cantava sempre una ragazza che suonava la tromba, che fu abbandonata lungo il fiume. Lui chiede e chiede finché gli confido che è morta. Lui...
Lasciamo un po' di suspence, anche se la storia è notissima. Com'è stato questo ruolo?
Tutti noi che interpretiamo i ruoli dei circensi e svariati personaggi abbiamo un compito molto impegnativo, specialmente canoro. Le musiche sono belle e intense, lasciano una certa tristezza e malinconia, ma ci sono momenti quasi magici, come quando la mia cavallerizza si vanta di possedere dei diamanti della Persia o lo smeraldo di Bagdad, mostrando invece solo bigiotteria e dice cose tutte inventate, ma per lei è bello e importante vantarsi così...
Conoscevi già Venturiello, attore e regista?
E' la prima volta che lavoro con questa compagnia. Io provengo dal musical, ma davvero anche altri sono personaggi speciali: Daniela Cera è una soprano lirica, Barbara Corradini è un'attrice di prosa, Dario Ciotoli è nella lirica e nel musical. Camillo Grassi e Franco Silvestri sono bravi attori. La cosa bella è che ci siamo fusi, imparando a fare tutte e tre le cose, cioé cantare, seguire movimenti scenici con le coreografie di Fabrizio Angelini e recitare.
Tu cosa hai fatto di bello, in passato, che ricordi con piacere?
Tra le cose fatte ricordo soprattutto Tutti assieme appassionatamente, con Michelle Hunziker protagonista, Poi la terza edizione di Grease, con la Compagnia della Rancia in cui ero Sandy, la protagonista. Ma ricordo anche quando ho lavorato con Proietti proprio nell'ultimo spettacolo che si tenne al Teatro Brancaccio. Si chiamava Buonasera e io lo aprivo con un atto unico di Edoardo De Filippo, Pericolosamente, interpretato insieme a Gigi Proietti stesso e a Marco Simeoni.
Come vi ha motivati Venturiello?
Ci ha detto che le persone che fanno questo viaggio in cui si interpreta l'incomunicabilità e la solitudine, avrebbe rappresentato il mondo dell'emarginazione. Ecco perché lui lo chiama 'dramma con musica', perché usa tanti linguaggi tutti viscerali, in libertà, per ricordare i segni di Fellini. C'è voluta la necessità emotiva di raccontare con passione rapporti e umanità. E ci dice sempre che lo spettacolo è dedicato ai randagi che abitano le strade del mondo. E' bellissimo, davvero.
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